In questo articolo parleremo di functional food e ci addentreremo nel colorato e svariato mondo dei cibi funzionali. L’espressione è da prendere con le pinze perché nessun cibo da solo può proteggere la nostra salute. Quello che possiamo fare è quindi informarci e affidarci ai pareri di medici e professionisti, restando curiosi di scoprire sempre cose nuove su quello che la natura spontaneamente ci offre, senza bisogno di altro.
Functional food, cosa sono
I cibi funzionali, sono cibi, naturali o trasformati, che se inseriti in un regime alimentare corretto ed equilibrato hanno un effetto benefico per la salute. Nel dettaglio, contengono sostanze che interagiscono con una o diverse funzioni fisiologiche dell’organismo e da cui possono conseguire effetti benefici sulla salute, per la prevenzione di malattie.
Il concetto è nato in Giappone negli anni ’80, quando le autorità sanitarie giapponesi hanno riconosciuto che ad un aumento dell’aspettativa di vita, dovesse corrispondere anche un miglioramento della qualità di vita che passa ovviamente anche da una alimentazione sana e funzionale.
Oggi non c’è ancora una definizione di functional food dalla legislazione in Europa, ma le ricerche sulle proprietà funzionali degli alimenti sono un filone di studi in fermento.
Functional food e superfood
Avrai sentito parlare più spesso di superfood, ma questo termine ha un’origine commerciale: il termine functional food ci ricorda invece che non esistono supercibi, ma che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già presente in natura nelle sue più svariate forme e colori. Una curiosità che ci spiega meglio la differenza: il primo cibo proposto come superfood è la banana, definita durante la Prima Guerra Mondiale come un alimento dall’incredibile valore nutrizionale dalla United Fruit Company, una multinazionale specializzata, non a caso, nel commercio di frutta tropicale.
Insomma serve cautela quando incontriamo termini come superfood e functional food, soprattutto quando non ci sono ancora linee guida sull’uso dei termini: in generale è sempre utile trattare queste espressioni per quello che sono e approfondire le proprietà e le caratteristiche nutrizionali dei cibi senza affidarci ciecamente ad una etichetta.
Semi di chia
Per cominciare questo viaggio nei functional food, partiamo dall’origine: i semi. Prima poco diffusi, ora molto più presenti nelle nostre cucine e nei nostri pasti. Improbabile non averli mai mangiati anche solo come topping di qualche piatto. Effettivamente i semi sono un concen
trato di Omega-3. Basti pensare che i semi di chia ne contengono 17 grammi ogni 100 (otto volte in più del salmone).
Da dove arrivano i semi di chia? La pianta che li produce si chiama Salvia hispanica, una pianta floreale originaria del centro-sud America, in particolare dal Guatemala e dal Messico centrale e meridionale da cui sbocciano dei bellissimi fiori viola e blu, che contengono appunto i semi di forma tondeggiante.
Alghe
Le alghe sono ultimamente salite alla ribalta dell’alimentazione occidentale, complici anche gli ultimi studi sull’alga spirulina, nonostante siano da sempre parte della cucina orientale.
Esistono tante varietà di alghe commestibili che sono generalmente ricche di vitamina B12, calcio, ferro e soprattutto iodio e selenio. Molte hanno anche un buon contenuto di vitamina B12, per la quale però, nel caso di un regime alimentare vegano, non possono essere considerate un sostituto degli integratori della vitamina.
Alcune varietà? L’alga wakame proviene dal Giappone. Ha foglie verdi con una nervatura centrale, un sapore dolce ed una consistenza morbida. Impossibile non averla mangiata in un ristorante giapponese, così come l’alga nori, usata per avvolgere il sushi.
Quest’ultima, un’alga coltivata in Giappone e nella Repubblica della Corea già dal diciassettesimo secolo, è invece di colore rosso porpora, ed essiccata assume il tipico colore verde scuro a cui siamo abituati.
Mirtillo
Che dire invece dei mirtilli? Questi hanno ricevuto attenzione come cibi funzionali da quando nel 1991 l’Istituto nazionale sull’invecchiamento americano ha sviluppato l’ORAC, uno strumento che misura il potere antiossidante degli alimenti.
In questa lista i mirtilli erano in cima. Questo ne ha determinato ovviamente il successo come “cibi funzionali” o, erroneamente, superfood. Effettivamente i mirtilli sono ricchi di antociani, i super coloranti naturali con proprietà antiossidanti, ma anche tannini, vitamina C e pectine, le fibre alimentari con effetti prebiotici.
Parliamo poi in particolare del mirtillo nero, frutto della pianta che si chiama Vaccinium myrtillus: un arbusto spontaneo, che cresce tra i 900 e i 1.500-1.800 metri e che possiamo trovare anche sulle nostre Alpi e sugli Appennini.
Come consumare? Si possono associare ad uno yogurt la mattina o insieme ad altra frutta per uno snack fresco o ancora sotto forma di succo.
Hai già provato la polpa di frutta Frullà alla mela, fragola e mirtilli?
Bacche di goji
Impossibile non aver sentito almeno parlare delle bacche di goji, la piccola bacca rossa che ha spopolato negli ultimissimi anni. Si trovano in commercio molto spesso essiccate, da mangiare per arricchire la colazione o per piccoli snack. Ma che proprietà funzionali ha? La bacca è anche conosciuta come “frutto della longevità” non a caso: le due specie esistenti hanno un alto contenuto di vitamina C, coinvolta nelle difese immunitarie, e zeaxantina, una sostanza che protegge gli occhi dall’invecchiamento.
Le bacche di Goji sono il frutto di un arbusto spontaneo che ha origini in Tibet e cresce spontaneamente nelle valli himalayane, in alcune province cinesi e in Mongolia.
Avocado
Immancabile in questa lista è l’avocado. Una vera e propria star delle ultime mode alimentari. Un frutto che, diversamente da quelli a cui siamo abituati, ha un ampio contenuto di grassi, sostanze per le quali è conosciuto come ottima fonte di acidi grassi monoinsaturi, i cosiddetti “grassi buoni” che hanno una funzione protettiva per il sistema cardiocircolatorio.
L’avocado ne è ricchissimo, ma questo lo rende anche molto calorico, quindi attenzione come sempre alle quantità, o esagerando si potrebbero sacrificarne tutti gli effetti positivi.
Bene concederselo da schiacciare in un toast o per arricchire un’insalata, ma se volessimo scegliere un’alternativa a questo cibo, andrà benissimo anche dell’ottimo olio extravergine di oliva, anche più sostenibile per l’ambiente.
La coltivazione di avocado necessita infatti di molta acqua e l’impatto ambientale legato all’importazione dai paesi dai quali viene coltivato è notevole.
L’avocado è il frutto della pianta che si chiama Persea gratissima, originaria del Messico e Guatemala, ma ultimamente è coltivato anche in Italia, in Sicilia ad esempio ci sono già tantissime coltivazioni dedicate.
Melograno
Concludiamo questo excursus con la melagrana, il frutto dai bellissimi chicchi, gli arilli, che sembrano pietre preziose: lucidi, compatti, brillanti, dal colore rosso intenso.
È un frutto non solo buonissimo, da mangiare fresco o sotto forma di succo, ma anche dotato di numerose proprietà. È sicuramente poco calorico, perché composto per l’80% di acqua, e ricco di importanti micronutrienti come la vitamine A, C, potassio, e fosforo.
Ciò che ha fatto attribuire alla melagrana l’appellativo di functional food è la grande presenza di antiossidanti, tra cui appunto la vitamina C e la provitamina A, e di polifenoli, che hanno un ruolo fondamentale nel contrastare i processi ossidativi.
Inoltre il frutto contiene una grande quantità di fibre, solubili e insolubili, che sappiamo essere valide alleate per il microbiota intestinale.
Ma da dove viene la pianta del melograno? Le origini risalgono a 5000 anni fa in Persia da cui arrivò in Europa grazie ai Fenici. Fino ad un decennio fa era quindi presente in Italia e generalmente nel bacino del Mediterraneo, ma non c’era una vera e propria coltivazione rilevante nel nostro paese. Oggi invece data anche la grande richiesta, si coltiva al Centro e al Sud, in particolare Sicilia, grazie al clima caldo dell’isola. La pianta, punica granatum (dal latino malum, mela, e granatum, con semi) era coltivata piuttosto in India, nel Caucaso e in Iran.
È stato un bel viaggio intorno al Mondo che ci ha fatto prendere consapevolezza dell’enorme ricchezza che la Natura ci offre. La chiave sta, come sempre, nel consumare cibi quanto più vari e meno possibile trasformati: cereali, ortaggi, verdura, legumi, semi e frutta. Per quest’ultima abbiamo un alleata speciale, Frullà, con le polpe e succhi di frutta estratti a freddo, senza aggiunta di coloranti, conservanti e additivi di alcun tipo.